Museo Archeologico Pithecusae a Lacco Ameno
Nella bella villa Arbusto, troviamo le sale del museo archeologico Pithecusae, uno degli antichi nomi dell’isola d’Ischia. Si tratta di una collezione di oggetti provenienti soprattutto dagli scavi effettuati dall'archeologo Giorgio Buchner sia sulla collina di Monte Vico che in altre zone del comune di Lacco Ameno.
Tra gli oggetti più suggestivi troviamo quelli provenienti dall' antica civiltà pitecusana che sono custoditi nelle sale 2, 3 e 4.
Qui il materiale archeologico è esposto in modo da illustrare i diversi aspetti della vita e della attività dei coloni greci che sbarcarono ad Ischia intorno al 770/760 a.C., la cui prosperità era fondata sul commercio, sull'industria metallurgica e sulla produzione di ceramica.
Infatti Pithecusae (in greco, Pithekoussai) durante la seconda metà dell' VIII sec. a.C., intratteneva relazioni commerciali documentate da oggetti importati. Gli scambi spaziavano dall'Oriente a Cartagine, dalla Grecia alla Spagna, dall' Etruria meridionale alla Puglia, Calabria ionica e Sardegna.
In nessuna altra colonia greca sono stati trovati oggetti provenienti da un così vasto ambito geografico.
Tra i materiali importati nell' VIII sec. a.C. vanno menzionati dei piccoli oggetti esotici dal valore magico che si credeva avessero il potere di allontanare influssi malefici come malocchio, malattie e sciagure e si appendevano come amuleti al collo. Questi oggetti in stile egizio (minuscole statuine e scarabei) e un particolare tipo di sigilli scaraboidi, detti "del Suonatore di lira" per la figura che spesso vi si trova incisa sulla base piatta, provengono dalla Siria settentrionale.
L' oggetto più famoso del celebre museo di Pithecusae ad Ischia è di sicuro la Coppa di Nestore. Si tratta di una coppa che faceva parte di un ricco corredo funerario di un fanciullo, molto probabilmente appartenente all' alta aristocrazia pitecusana. La coppa è importante perché reca inciso su di un lato un epigramma formato da tre versi che allude alla famosa coppa descritta nell' Iliade di Omero.
”Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona”.
Questa iscrizione costituisce uno degli esempi più antichi di scrittura greca a noi giunto e rappresenta soprattutto il primo frammento noto di poesia conservato nella sua stesura originale, contemporanea a quella del celebre poema epico attribuito ad Omero.
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